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Quel mattino di marzo

1913

di Nino Nonnis

con Barbara Zedda, Francesca Seu, Teresa Spano, Daniela Musiu, Walter Mameli e Luca Lecca.

regia di Maria Assunta Calvisi

produzione 2004 L’Effimero Meraviglioso

Quattro cernitrici addette alla pulizia dei minerali, vengono travolte e uccise dal crollo di una griglia della miniera di Genna Arenas a Buggerru in un mattino di marzo del 1913.

Quattro storie interrotte di donne: Anna Rosa, che ha appena abbandonato i suoi giochi da bambina, Maria, giovane sposa in attesa del suo primo figlio, Anna, energica e battagliera attivista nella Lega Minatori, e infine Laura, madre di tre figli.

Quattro donne come tante, una vita di lavoro senza speranza di futuro, accomunate da un tragico destino che le consegnerà alla storia unite inesorabilmente.

Dopo La piccola Parigi, che racconta l’eccidio dei minatori avvenuto a Buggerru nel 1904, l’Effimero Meraviglioso ha voluto ricordare un’altra storia di miniera ancora più drammatica perchè sconosciuta ai più. Storia minore, quasi un fatto privato, ma qualcuno ha detto che la Storia con la esse maiuscola è fatta di tante piccole storie con la esse minuscola.

Nella Piccola Parigi viene fuori in tutta la sua durezza il contrasto tra due mondi, quello dei padroni delle miniere e di chi li rappresentava, e quello dei lavoratori, uomini donne bambini, forza – lavoro indispensabile, ma non importante.

Tutto questo, nello spettacolo, è sullo sfondo: il mondo di queste donne ha la stessa durezza, però nella loro voce c’è anche la leggerezza dell’amore, la tenerezza per un cavallo cieco di miniera, il gioco ingenuo, il ricordo affettuoso di un minatore di Barbagia, o ammirato per la francese Lorine dal grande cappello, moglie generosa e sfortunata del primo direttore.

Una storia al femminile dai contorni delicati, ma che contiene in sè tutta la forza del dramma.